ROBERTO ROSSETTI - poeta


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il lamento di un poeta ferito

IL LAMENTO DI UN POETA FERITO
Roberto Rossetti



Club degli Autori



edito per conto del Club degli Autori nel 1978
presso Arti Grafiche Gorlini S.r.l.
Milano – via Varese, 12






UOMO INQUINATO

La bocca dell’uomo è una latrina:
quando parla del prossimo
vomita fango,
come se parlasse di se stesso.

La bocca dell’uomo è una tana di vermi:
quando incontra Dio
spande la rogna,
cercando d’illudersi che non sia vero.

La bocca dell’uomo è un forno infernale:
quando erutta
distrugge chi lo circonda,
sognando di diventare potente.


L’orecchio dell’uomo è un magazzino:
tutti i rifiuti
che le altre bocche gettano,
li custodisce come tesori sacri.

La mente dell’uomo è inquinata:
soffocata dallo smog
che la società elargisce,
cade lentamente in rovina.




VERSO LA FINE

Guarda dove cammini fratello
la terra che calpesti non dà fiore,
guarda il cielo com’è triste
è muto come il tuo cuore.
Il male vomiti sul mondo
e uccidi ogni cosa bella,
guardi le tue tasche rigonfie
senza badare chi cade.
Stai attento fratello del mondo
gli angeli sono bellissimi,
da una terrazza vedono il mondo
ogni filo d’erba che cade.
Quando le lacrime del dolore
ti saliranno a rigare il viso
non potrai più salvarti;
vedrai gli angeli nel cielo
che tu hai distrutto,
le acque da te sporcate
invaderanno il mondo,
la terra che hai seccato
si aprirà in una vorace.
Bada dove metti i piedi fratello,
quello che oggi tu calpesti
domani sarà la tua accusa.



IL TRIONFO DELLA NATURA

Verrà la fine di ogni cosa
sulla terra dell’uomo,
ed anche l’uomo morirà.
Sordo l’orecchio umano
al grido della morte:
che vola nel cielo
che nuota nelle acque
che si nutre nel nostro cibo;
da noi inquinati.
Cieco… l’uomo
in cerca di denaro
avvelena ogni cosa.
E si crede saggio!
L’albero secolare
un giorno portava nidi
nei suoi raggi verdeggianti.
Gli animali cantavano festosi
gli uccelli volavano nel cielo
i pesci nuotavano nelle acque
quando questi erano puliti.
L’uomo è una malattia del mondo,
una grande epidemia
che porta con se la morte.
E si crede saggio…
Verrà la fine di ogni cosa
sulla terra dell’uomo
ed anche l’uomo morirà.
Quando tutto sarà finito
quando l’uomo sarà scomparso
nel deserto da lui creato,
spunterà un nuovo fiore
in quella pace.



MONACO 1972

Sono caduti degli atleti sul campo
mentre parlavano di pace,
il loro sangue è sceso sulla terra
ed il bianco fiore della fratellanza
si è macchiato.

Lo sport è morto a Monaco
quando gli altri atleti
hanno continuato a giocare
sui cadaveri dei loro fratelli,
quando hanno preso delle medaglie
coniate col sangue umano.

Oggi gli atleti sono marionette
mosse dai loro allenatori
non hanno sangue né cuore in corpo
solo sete di medaglie.




SCIOPERO

Quando nel cuore il marcio regna
sono i vermi che muovono il cervello.

I fratelli si tengono per mano
uniti
percorrono la stessa strada
hanno la stessa meta.

Quando nel cuore il marcio regna
sono i vermi che muovono il cervello.

I lavoratori sono tutti fratelli
uniti
cercano un mondo migliore
per vivere tranquilli.

Quando nel cuore il marcio regna
sono i vermi che guidano il cervello.

C’è sempre un male nelle cose
il crumiro
come il verme uccide la mela
egli soffoca i lavoratori.

Quando nel cuore il marcio regna
sono i vermi che muovono il cervello…

Non fate che il mondo venga nero
fermate
la gramigna della libertà
l’ipocrisia non deve regnare.

Quando nel cuore il marcio regna
sono i vermi che muovono il cervello.




L’ATTORE

Urla risa pianti
gesti
parole parole parole,
ruotano sul palco
lanciati al vento
da vani automi.

Ride l’occhio
la bocca canta
anche se la morte
gela nel cuore.

Ogni menzogna
diviene realtà
ogni fantasia
prende corpo
ogni alito
un vento.

Quando la tela cala
tolto il manto
del sogno
l’onere della vita
torna
grava sulle spalle
dell’uomo attore.


FIORI GRIGI

Candida la neve scende
copre il prato
di soffice bianco.
La neve si tinge
di nero…
dove passa l’uomo.

Il cielo è celeste
sulle cime dei monti
sopra il mare,
ma sopra la casa dell’uomo
il cielo è triste
tinto di grigio.

Nel verde dei prati
crescono fiori profumati
ricchi di colori,
nelle città di cemento
il fiore non profuma
è stinto e muore.

L’uomo soffoca il colore
della natura
e spalma di nero
quello che ha attorno.




PRIMAVERA SULLA SOGLIA

Ecco spuntar le gemme sui morti rami
ancora il gelo della notte compagno
ghermisce le fragili piante
superstiti dai rigori invernali.

Il sole di buon mattino levato
coi raggi più caldi d’un qualche grado
rincuorano le piccole gemme:
la primavera sulla soglia arriva.

Un senso di gioia infantile
assale le dure membra intorpidite
in una vana speranza di corse nei campi,
il profumo nelle nari sale al pensiero
il cuore più leggero vola a viole
piccoli ricordi di piccole gioie svanite.

Cade la pioggia con profumo di terra bagnata
non più gelida la goccia non ancora calda
ristora i piccoli nati donando forza
come un fragile bimbo al seno.

Che sapore di gioventù e di baldanza
assale le annose ossa del nostro corpo
guastato dal male del progresso.



TEMPORALE IN CITTA’

La voce del temporale si fa più lontana
un lieve vento corre sulle tegole
fra le antenne ondeggianti.

Un rigagnolo gorgheggia sul cemento
ai bordi delle vie deserte del mattino
sparendo nelle bocche dei tombini.

Annuso l’aria… non sa di terra bagnata
nelle nari entra pulviscolo atmosferico,
non vibra nell’aria ali di farfalla
non si odono fruscii di foglie
solo il freddo rumore di macchine.

Ascolto il vento giocare nei capelli
non più liberi e svolazzanti di un tempo
ora sono secchi legati fra di loro
l’aria nera del progresso li opprime.

Guardo lontano quando tutto sarà cemento
quando non ci sarà terra per un fiore,
le case dell’uomo alzate verso il cielo
ammassate come esterne catacombe
per i morti che credono di vivere.



L’URLO DELLA VIOLENZA

L’urlo della violenza corre sull’asfalto
nelle vie sanguinanti di Milano;
i fiori vengono recisi
gettati al vento per seccare.

Guardavano il sole nel cielo
ignari del male
bevevano rugiada a primavera
e non vedevano la falce,
non vedevano e non sentivano la morte
che attorno a loro dilagava.

Ora l’anno vista
ma è tardi, stanno seccando,
non hanno più forza per reagire
temono la vita sulla morte.


TRAGUARDO

Vecchio uomo che guardi nel vuoto
e parli con persone immaginarie
ogni giorno che la vita passi.

Vecchio stanco uomo
quanti ricordi corrono per la mente
il bene… il male
presto la luce avrai di loro:
farai le somme.

Guardi i bimbi che fanno chiasso,
forse vorresti metterli in guardia
per quello che temi,
ma le parole fuggono
nessuno crede ad un vecchio
sulla soglia della morte.



FRATELLO DEL CIELO

Nel cielo volerà il bene
incredulo del nostro male.

Non può capire perché uccidiamo
usiamo violenza,
non può capire questo.

Chi dall’amore nato
vede morte e sofferenza
nel suo simile
rifiuta questa solitudine
e ci degrada.

Il fratello che viene dal cielo
non si può fermare,
la melma che invade la terra
non dà sostegno per l’astronave,
la cattiveria che ci invade
non dà sicurezza all’uomo
al vero uomo dell’Universo.

Egli volerà nel bene
incredulo del nostro male.




VISIONE

Ritorna un uomo al suo paese natio
e cerca tra le pietre delle case
rose dal tempo
ricordi di un fanciullo allegro.

Ormai gli anni hanno segnato la carne
i capelli sono di neve
mentre con occhi d’eterna giovinezza
scruta l’aria e le cose
ed ascolta una musica lontana.

Sconosciuti volti lo scrutano curiosi
pensandolo un folle sognatore,
lo deridono.

Lui non vede le nuove case sorte
lui non sente le voci ostili,
volta le spalle con sospiro
e si perde nell’orizzonte.



CARA LUNA

Cara Luna che brilli nella notte
silenziosa ci stai a guardare.

Sembri un piccolo mondo ormai vissuto
scheletro di un essere umano;
sei ricoperta di polvere antica
forse cenere di una civiltà sfiorita.

Ci guardi muta
ma sembri dire parole:
“Guardatemi, uomini della Terra
voi che a far guerre continuate,
così si trasformerà il vostro mondo
se non fermerete il vostro male”.




TERRORISMO

Gettano la morte a piene mani
come la semina di un contadino
senza badare su chi cade il seme
senza vedere chi rotola a terra
nell’ultimo gesto della sua vita.

Come freddi automi senza comando,
ma pur comando vi era,
falciano vite umane…
come belve assetate.

Ma belve non sono coloro
che hanno dato tale comando?
E come non possono essere belve
chi non punisce queste azioni?

La colomba ferita ad un’ala
ha perso il ramo d’ulivo
ora giace esanime nel fango
non c’è nessuno che vuole curarla.




UNA VOLTA C’ERA UN MONDO

Vaga nell’Universo una triste sfera
fatta di rifiuti.

“Vedi figliolo? Quella era la Terra”
Una vecchia molecola racconta:
“Sopra vi crescevano alberi e fiori
c’erano mari e oceani
fiumi
laghi…
Ma un giorno arrivò l’uomo,
il peggior nemico dell’Universo
e tutto fu distrutto”

Ascolta la giovane molecola
le favole della nonna.

“Una volta c’era un mondo
accarezzato dal sole…
ora è solo una sfera nera
- è passato l’uomo - “




SOFFRI FRATELLO!

Soffri fratello! Soffri fratello!
E ti saranno aperte le porte del cielo.

Nel letto, l’infermo, ascolta
le calde parole di un amico:
“La tua sofferenza deve darti gioia
ti aprirà le porte del paradiso”

Quando l’amico se ne fu andato
lo guarda mentre corre a giocare;
da anni infermo lui sta nel letto.

Soffri fratello! Soffri fratello!
E ti saranno aperte le porte del cielo.

Un cieco al buio della sua notte
ode frasi di conforto dagli amici:
“Beato tu che non vedi il male
che questo mondo ci dona”

Andarono lasciando un mazzo di fiori
dicendo che erano belli…
hanno lo stesso profumo degli altri.

Soffri fratello! Soffri fratello!
E ti saranno aperte le porte del cielo.

Vorrei chiedere a coloro che predicano
le gioie della sofferenza
di unirsi a noi per un attimo
di mostrare la loro grande fede.
Chiedo che si feriscano da soli
con una lama… togliersi un dito.

Soffri fratello! Soffri fratello!
E ti saranno aperte le porte del cielo.



CANTO PERDUTO

Ed alfine eccoti!
Tanto desiderato sole.

Quando è difficile vederti
assaporare il calore dei tuoi raggi
sempre rapiti dalle nubi
al pari della corruzione
rapisce la giustizia umana.

Umana? Quale strana parola
estinta, passata di moda
come l’abito di ieri.

Ieri la speranza era nel cuore
di una vita più serena
quando cadevano sul fronte per la pace
in essa oggi il male corre.

Corre sangue per le strade
e l’odio nelle vene,
i nostri figli nascono nell’odio
e la violenza ne è il latte.

Latte non più d’animale munto
ma ricavato da veleni industriali
e presto scenderà il sipario
sul teatro del mondo.

Mondo brulicante di vermi
innalzatisi sulla torre di Babilonia
per sfidare il loro Dio.



IL SENO DELLA MADRE E’ SENZA LATTE

Il seno della madre è senza latte
per il figlio piangente dalla fame
e non c’è pane per la madre
e non c’è lavoro per il padre.

La sirena non scandisce le ore
l’utensile in un angolo dimenticato
si adorna di ruggine e ragnatele
nulla turba il suo riposo.

Triste lo sguardo umano insegue
il volo radente dell’avvoltoio
che lo sfiora lo annusa e rivola,
lui non si ciba solo di carogna;
troppo sfruttata è la carne umana
troppo succhiata dai vampiri
scarna… misera… senza vene…
in quale rovina è l’uomo!

Il seno della madre è senza latte
ma non la madre ne ha colpa
ma non il padre ne ha colpa
chi ha la colpa può gettarlo il pane.



IL TIFOSO

Togliete il bimbo alla madre
seviziate
uccidete
fate ogni sorta di male
e sarete assolti.

Ma l’ira divina vi fulmini
se della mia squadra
parlate male.




DESIDERIO DI PRIMAVERA

Già nell’aria è la promessa
della desiderata primavera,
la luce è più gentile
l’aria leggera e dolce.

Nel cuore muove la nostalgia
della natura ridesta,
pensieri di un filo d’erba
di piccoli fiori di campi.

Un desiderio avvolge la mente
di grilli, di rane, di farfalle
musica divina
divina visione.

Vorrei essere in un bosco
annusare il profumo del muschio
guardare i rami ancora spogli
su cui si notino
timidi accenni di boccioli
future foglie.

Presto giungerà la primavera
il caldo sole
i temporali
i fiori ridenti di colori
doneranno gioia al cuore.



UN LIBRO… LA VITA

Un giorno, un anno, tanti anni.
Il tempo corre veloce
come pagine di un bel libro.

Il tempo non è nulla
è una nostra invenzione
una ingenua scusa
per dire che non possiamo
chiudere alfine il libro.

Noi vi leggiamo “fine”
ma il libro rimane,
ecco lui rimane.

Che la tua vita sia un libro
dolce nella lettura
che lasci un piacevole ricordo
come una scia di nave.




PER UN SUICIDA

Cerca di vivere ragazzo
che bella è la vita
non voler morire.

Guarda le fresche acque
del fiume…
forse sono un po’ nere;
guarda l’azzurro del cielo
un prato in fiore
un…
Già, sono spariti.

Però la bontà dell’uomo
impera
l’amore gioisce
come fuochi artificiali.

No?…
Fammi posto ragazzo,
come si fa a sparare?



SPIRITO

L’uomo dentro l’uomo riposa
la fiammella divina ondeggia
racchiusa in un blocco di ghiaccio.


Dentro l’uomo il passato
il futuro vi è scritto,
ma l’uomo non sa leggere
le parole scritte dentro l’uomo.



L’ALBERO… VITA

Il vento degli anni
la pioggia del dolore
questo è il fiore
della longevità.

Il seme ne fu il padre
la madre la terra
il sapere è sole
unica vera forza.

Così come un albero
la nostra vita
si eleva
ospitando cinguettanti nidi
e tristi parassiti.

L’ombra di una scure
la luce di un fulmine
ci fa tremare.

Poi un giorno secchi
ci troviamo.




L’INVALIDO

Per andare in paradiso
ci sono le scale
le scale hanno i gradini,
ma l’invalido non può
camminare.

La porta di S. Pietro
è per i sani
ed occorre pagare
per potervi entrare.

L’invalido ha parte d’inferno
su questa terra
materiale e spirituale.



LIBERTA’

Libertà è non uscire dalle regole della società,
libertà è non uscire dalla società:
ubbidire a quello che a noi non piace.

Libertà è ritenere un negro inferiore
credere che l’amore è peccato da condannare
che la violenza sia una cosa da perdonare.

Libertà è andare a fare la guerra
sganciare la bomba atomica
o distruggere ogni vita vegetale
come se all’uomo non faccia male.

E’ anche libertà pensare, ma solo pensare,
mai far notare i difetti della vita moderna.
E’ libertà… E’ libertà?



VIVA IL RE

“Viva il Re”
gridava il popolo affamato
“Evviva il conte”
mentre veniva sfruttato.

Ora il Re è caduto
uno ne cade dieci ne nasce
come la gramigna,
anche il nobile è caduto.

Questo mi è stato insegnato
eppure…
non mi sembra vero
hanno cambiato il nome
hanno cambiato le persone
hanno cambiato i colori
ma il popolo è sempre quello.




LA SEMINA IL RACCOLTO

Spandeva il villico tra le zolle
i semi
e lavorando la terra con fatica
aspettava il raccolto.

Gettava i semi di gramigna
ed aspettava il grano.

Girava il sole la luna il tempo
le stagioni
il grano non cresceva,
cresceva la fame.

Imprecava il villico il cielo
la terra
piangeva la cattiva sorte
cercava una vendetta.

Ecco di nuovo il tempo di semina
il campo arato
il contadino comprò di nuovo i semi
di gramigna
li sparse tra le zolle
ed attese il grano.



UNA FAVOLA

C’era una volta
ma guarda un po’
una signora chiamata Italia.
Era giovane
era bella
era molto amata
era…
Ora non è più quella
è invecchiata.
I giovani non la conoscono
i vecchi non la ricordano
e chi la cerca non la trova.
Forse…
si trova in una banca
della Svizzera.




VITA MORTE VITA

Volava una piccola bianca farfalla
leggera in un cielo azzurro
saltellava allegra di fiore in fiore
e si specchiava con vanità
nelle fresche acque del ruscello.

Poi venne la notte.


Tutto fu avvolto nel manto nero
una triste nebbia di morte
accarezzava fredda ogni cosa
ed ogni cosa cessava di essere.
Ora occhi stanchi del nero pianto
scrutano le tenebre del cielo
sperando di vedere nascere il sole
e nascerà il sole del domani.
L’essere come il seme in terra
dovrà morire
e poi rinascerà l’albero il fiore
della nuova vita nell’azzurro cielo.



IL “PADRONE“
(ci sono persone che credono di esserlo)

Piccolo essere schifoso che strisci per terra
il tuo denaro è forza di potere
ti credi un’aquila.
Il tuo cervello condizionato al guadagno
non vede i colori del fiore
il suo dolce profumo.
Il tuo cuore è una pompa di petrolio
la carne come la tua carne
è merce da usare.
Ecco tu sei una fece
di questa squallida umanità
e come Mida trasformava in oro al tocco
tu trasformi in fango
in rovina
per erigere il tuo trono.
Ma dalle profondità del tempo
urleranno le anime da te tormentate
di piccole vite sfruttate
piccoli fiori non ancora sbocciati,
e chiederanno giustizia!
La giustizia che l’uomo non vuole dare.




UGUAGLIANZA

Per la legge dell’uomo
per la legge religiosa
siamo tutti uguali.

Il ricco ed il povero
non sono uguali,
il vecchio ed il giovane
non sono uguali,
l’uomo e la donna
non sono uguali,
il sano e l’ammalato
non sono uguali,
la città e la campagna
non sono uguali.

Da morti solo siamo uguali.

Siamo tutti nati dalla stessa parte
siamo fatti nella stessa maniera
e della stessa materia
perché dunque litigare?




LA TERRA TREMA

La voce della terra infuriata
è giunta a noi
donando morte e pianto.
Crudele l’uomo
dissangua il mondo con scavi
lo soffoca con lo smog
lo spoglia dal verde manto
e la terra trema.
Esperimenti atomici
incidono la sua pelle
come un bimbo giocando
passa un rasoio sul pallone,
il bimbo non sa
l’uomo è cosciente del male.
Povera terra calpestata
ora stanca tremi e sbuffi
tenti l’uomo cancellare
scrollarti dalle spalle il male
nella tua agonia.




GOCCIA

Goccia su goccia cade
è l’acqua di un temporale
che scende nel calice dei fiori
scorrendo per le strade.
Goccia più goccia è il fiume
corre cantando al mare.
Come è bello il temporale
che tutto lava
la sua voce tonante
spaventa la povera gente
senza ombrello per riparare.
Goccia con goccia il mare
pieno di tante cose.
La goccia è l’inizio della vita
una fa traboccare il vaso
la cattiveria dell’uomo
è l’ultima goccia
ma il sole l’asciugherà.



FORSE…

Chi sono
dove sono
perché sono?
Forse una cosa vana
un ciottolo di torrente
che vaga senza meta.
Una nube di polvere
che prude alla gente
occhi ciechi di guardare,
un suono di temporale
che turba la gente
annoiata di sentire.
Il canto di un bimbo
scambiato per un pianto
ed il suo dolore
scambiato per la gioia.
Troppo a lungo il sole
abbiamo rimirato
del nostro falso ideale
ed ora ciechi vaghiamo.



LA PORTA MISTERO

Ecco si apre la porta.
Da quanto costei era chiusa
nel tempo infinito lontano
quando tutto non era.

Ora quella porta si apre
cigolando nell’infinito silenzio
dell’immenso mistero nero.

Oltre essa l’Universo intero
la luce nel buio corre veloce
portando il grande sapere
nel lontano profondo umano.

Ecco… è l’ora giunta
che il tempo aveva segnato
è l’alba di ogni cosa
nel dolore della fine eterna.

La porta si apre sull’uomo
come ogni albero che cresce
un seme innocente muore.



L’ESSENZA DELLA VITA

Volesse il cielo immergermi nella natura
ed assorbirne la mia mente in essa,
capire il mistero del fiore.
Potessi scendere nella profondità dell’uomo
vederne la vera essenza
capire lo spirito e la carne.
Riuscissi a correre nello spazio infinito
più veloce del tempo
ed imparare i misteri dell’Universo.

……………………….

Perché vita hai creato l’uomo
senza il dono della sapienza?

……………………….

Quale misteriosa differenza
tra luce aria e materia
possa rendere l’uno diverso dall’altro?
Forse è solo un semplice vibrar
l’essenza della vita.



IREALE

Io reale non sono stato
forse sono un cartone animato
un’ala di farfalla che vola via
un’immagine di fantasia,
un piccolo fiore del prato
un piccolo sasso colorato.
Corre un fiume lento
celato sotto il grigio cemento
corre in cerca del suo mare
una luce da poter guardare.
Il canto di cicala io tento
ma solo risa e scherni sento.





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